
Alexander Fleming (1881–1955), medico e microbiologo britannico, è celebre per la scoperta della penicillina nel 1928. Questa scoperta, che rivoluzionò la medicina moderna, può essere vista alla luce del buddhismo mahāyāna come un esempio di servizio universale: attraverso la sua curiosità scientifica, Fleming offrì un beneficio enorme all’umanità, alleviando sofferenze e salvando vite.
La penicillina non fu solo un trionfo della scienza, ma anche una manifestazione pratica della compassione: un dono universale che continua a incidere sulla salute globale. Il principio mahāyāna del bodhisattva — dedicarsi al bene degli altri senza aspettarsi ricompense personali — risuona nella storia di questa scoperta.

Impatto sulla società
Grazie alla penicillina, milioni di persone in tutto il mondo hanno avuto la possibilità di guarire da infezioni mortali. Questo riflette la filosofia mahāyāna: la conoscenza e le competenze acquisite non sono fini a se stesse, ma devono servire al bene comune, alleviando la sofferenza e favorendo il progresso dell’umanità.
“One sometimes finds what one is not looking for.” – Alexander Fleming
Scoperta casuale ma di enorme impatto, un esempio di come l’apertura mentale e la presenza attenta possano generare benefici universali.
Eredità
L’eredità di Fleming non risiede solo nella penicillina, ma nel modello che offre: osservazione attenta, curiosità scientifica e l’intento di contribuire al bene dell’umanità. La sua vita ci ricorda che il progresso scientifico può essere una pratica di compassione, in armonia con i valori mahāyāna.